La
bestemmia: colpevole stupidità
Tra
i primati internazionali di cui il nostro Paese può andare “ben fiero” c’è
quello, consolidato, della bestemmia, che ormai fa parte del modo comune di
parlare dell’italiano.
Ne
è divenuta un intercalare così diffuso che lo si accetta passivamente. Per
qualche genitore, persino, è divenuto sintomo di crescita, di maturazione dei
propri figli. E si fa a gara a chi bestemmia di più, a chi trova le espressioni
più blasfeme, che si pubblicizzano ora anche nei siti internet, con immagini
pornografiche. Il tutto alla portata di chiunque, minori compresi, senza che
qualcuno intervenga contro questo sfacciato vilpendio della religione cattolica.
Si
ha paura ad intervenire, si ha vergogna, ci si sente reazionari e magari si
risponde con un sorriso di colpevole arrendevolezza.
La
bestemmia nasce dalla cattiveria, dalla rabbia, dalla contestazione, ma,
soprattutto, dalla stupidità, dalla volgarità, dalla presunzione di sapere che
non comporta nessun rischio, soprattutto ora che è stata depenalizzata dalla
Stato Italiano.
È
caduta infatti la legge che prevedeva sanzioni nei confronti di chi bestemmiava,
ma questo, ora, non autorizza certo la libertà di bestemmia.
Non
dobbiamo bestemmiare non perché c ‘è una legge che celo vieta, ma perché si
è convinti che la bestemmia è un non-senso, oltre che un offesa recata a
qualcuno, e dobbiamo mobilitarci, protestando anche contro chi diffonde immagini
e scritti ingiuriosi verso il Cielo, con la forza della convinzione che non e
lecito a nessuno offendere le idee altrui.
Due
fascicoli editi dal Centro Editoriale Cattolico Carroccio s.r.l. di Terraglione
di Vigodarzere (PD), dai titoli “La bestemmia ferisce prima l’uomo” di
Pasquale Casillo e “Italiano, perché bestemmi? Cristiano perché taci?. Di
Leone Dogo, sviluppano ampiamente il tema della bestemmia e da queste
pubblicazioni estraiamo alcuni brani che qui di seguito riportiamo.
La
bestemmia è contro la legge naturale, insita nella natura stessa dell’uomo,
valida per tutti gli esseri umani in tutti i tempi e in tutte le circostanze; e
contro la legge positiva, dettata e fatta scrivere con parole da Dio, a conferma
e a sviluppo della legge naturale.
Sfida
Dio,
in quanto lo tratta per nemico, lo provoca a reagire, lo considera impotente a
controbattere, lo oltraggia solo per il maledetto piacere di oltraggiarlo.
È
il linguaggio del diavolo,
che disse: "Salirà in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono..,
salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farà uguale
all’Altissimo" (Is. 14, 13-14).
Offende
gli altri nella
loro coscienza religiosa che sente sacro il sentimento verso Dio e verso quanto
è a Lui intimamente unito, e li offende anche nella loro dignità di persone.
Contagia
tutti,
perché l’uomo ripete quello che sente, vive di imitazione, opera secondo
l’ambiente, diventa prigioniero delle abitudini comuni, ripensa alle cose
udite anche quando non è pienamente cosciente di sé.
Attenta
alla società,
perché, essendo di solito pubblica, è facile a dilagare, arriva anche alle
orecchie di chi non vuol sentirla, rende peggiori i cattivi, indigna i buoni,
diminuisce il rispetto per l’uomo, abbassa il comune sentire religioso.
È
esattamente il contrario dell’adorazione,
della
lode e della preghiera dovute al Creatore; lo sputo della malvagità più
ripugnante di quello della bocca; il peggior segno dell’empietà umana.
Procede più da scelleratezza che da fragilità o da ignoranza si beve essa stessa la maggior parte del suo veleno, è peccato. Ma oltre che malizia, la bestemmia contiene stoltezza.
E
irragionevole.
Se
il bestemmiatore crede nell’esistenza di Dio e quindi sa che Egli è
infinitamente potente e può colpirlo sull’istante, perché lo offende invece
di invocarlo per le proprie necessità?
Se il bestemmiatore non crede nell’esistenza di Dio, perché bestemmia il nulla?
“Chi
ragiona non bestemmia, chi bestemmia non ragiona” (Bettazzi).
La
bestemmia è inutile.
Lo è nei riguardi di Dio e nei riguardi del bestemmiatore.
A
Dio non fa perdere assolutamente nulla, lo lascia tale quale è da tutta
l’eternità, non gli dà nessun male di nessun genere.
"È
il simbolo del peccato idiota, dell’imbecillità puzzolente"
(G.
Papini,+ 1956, scrittore).
Ricorda
l’ordine di tirare le frecce contro il cielo dato da Caligola per colpire
Giove, che faceva piovere impedendo il grande spettacolo pubblico; ma la pioggia
continuò a cadere. Inutile per il bestemmiatore, perché non gli reca nessun
vantaggio di nessun genere, mentre gli altri peccati danno al peccatore una
qualche utilità, almeno apparente.
È
controproducente.
Proprio con l’ostinazione e con la protervia, la bestemmia finisce con
l’attestare l’esistenza di Dio e la necessità di ricordarlo, come fanno i
credenti non bestemmiando.
"Benedetto
sia il Padre,
il
Figlio e lo Spirito Santo,
Cari
figli, oggi vi chiedo di aggiungere
un
impegno ai vostri impegni;
diffondete
questo richiamo a tutti:
Sappiate
che molte volte al giorno
il
coro delle preghiere, di voi fedeli,
viene
soffocato da una infinità
di
bestemmie contro Dio.
A
Dio si deve soltanto lode.
Lui
l'Autore della vita, Lui il
Creatore.
Onoratelo
Sempre.
Fate
che non si bestemmi più.
Ascoltatemi.
Vi benedico"
Messaggio
della Madonna Regina dell' Amore
Un
vero ateo non bestemmia. Perché dovrebbe nominare ad ogni momento un Essere che
secondo lui non esiste, sia pure per insultarlo? La bestemmia, a ben pensare,
implica una sua ‘fede’ nell’esistenza di Dio: ma una fede tutta negativa,
tutta diabolica.
Anche
il diavolo crede in Dio (non potrebbe farne a meno); eppure lo bestemmia!
Paradossalmente,
il coro infernale delle bestemmie è
una testimonianza indiretta
che Dio esiste e che non può essere dimenticato dalle coscienze:
o per rendergli lode, o per coprirlo di insulti.
È
incivile.
Infatti
contravviene al galateo. al senso democratico che vuole il rispetto per ogni
convinzione, alla decenza, alla tradizione della maggioranza, così che anche il
non cristiano non dovrebbe dirla, pure l’ateo non potrebbe dirla senza
sentirsene offeso.
"Tacerà
un giorno il Signore, il grande offeso, infinitamente buono ma anche giusto,
quando poi giudicherà il nostro atteggiamento vile che non ha difeso Lui dagli
oltraggi blasfemi, mentre non e stata spesa una parola buona di correzione per
chi ha sbagliato?".
Proprio
così: un mutismo paralizzante sembra colpire tutti i cattolici di fronte alla
bestemmia; mutismo motivato da vigliaccheria, da rispetto umano, dal desiderio
di non esporsi e principalmente da scarsa fede.
Il cristiano non può rimanere indifferente dinanzi a chi bestemmia, ma ha il dovere di intervenire in difesa dell’onore dovuto a Dio.
“I
cani abbaiano per difendere il padrone, e io dovrei essere
muto quando si maltratta il nome di Dio? Morire piuttosto, ma non tacere!”
(San
Girolamo).
“Dobbiamo
sopportare con pazienza le ingiurie che ci si fanno, ma quando, dinanzi a noi,
una bocca sacrilega vomita bestemmie contro Dio, noi, lungi dall’essere
pazienti, dobbiamo resistere all’empio e condannare la bestemmia, senza
nascondere la nostra indignazione
(S.
Agostino).
Il tono della reazione del cristiano alle bestemmie non può essere che calmo, perché ispirato dalla carità e perché più convincente. Ma dev’essere forte, quando si rivolge a un bestemmiatore che non vuole ammettere di aver peccato e di doversi correggere. E stato il tono anche di santi. (...)
Gemma
Galgani
(+ 1903), nel sentire le bestemmie, sveniva o piangeva lacrime di sangue o
sudava sangue dal viso e dal collo. Un giorno rispose alla zia:
"Nell’udire le bestemmie vedo Gesù che soffre tanto e io soffro con lui:
soffro al cuore e mi esce quel sangue".
"Dio
é la più oppressa
di
tutte le parole umane.
Nessuna
parola é stata
tanto
insudiciata,
tanto
lacerata"
Martin
Buber
filosofo
e scrittore tedesco
di
origine ebraica