LA COMUNIONE SULLA MANO
A cura di Vincenzo Speziale
Argomenti liberamente tratti dal libro “L’Anticristo” – Reverito
Edizioni
La Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.) in data 19 luglio 1989 ha stabilito
che:
- nelle diocesi si può distribuire la Comunione anche deponendo l'ostia nella
mano dei
fedeli;
- il modo consueto di ricevere la Comunione deponendo la particola sulla lingua
rimane del tutto conveniente e i fedeli potranno scegliere tra l'uno e l'altro
modo;
prima di introdurre la possibilità di ricevere la Comunione nella mano, dovrà
essere fatta una congrua catechesi che illustri i vari punti dell'istruzione e
in particolare il significato della nuova prassi;
- il fedele che desidera ricevere la Comunione nella mano, presenta al Ministro
entrambe le mani, una sull'altra (la sinistra sopra la destra) e mentre riceve
con rispetto e devozione il Corpo di Cristo, risponde amen, facendo un leggero
inchino.
Quindi davanti al Ministro, o appena spostato di lato per consentire a colui che
segue di avanzare, porta alla bocca l'Ostia consacrata prendendola con le dita
dal palmo della mano.
Ciascuno faccia attenzione di non lasciare cadere nessun frammento.
Le ostie siano confezionate in maniera tale da facilitare questa precauzione;
- si raccomanda a tutti, in particolare ai bambini e agli adolescenti, la
pulizia delle mani e la compostezza dei gesti, anch'essi segno esterno della
fede e della venerazione interiore verso l'Eucaristia;
- dopo l'introduzione della nuova forma, per qualche domenica, laici preparati,
sotto la guida del Sacerdote, vigilino con delicatezza e discrezione perché la
distribuzione avvenga in modo corretto e degno;
- la possibilità della Comunione disponendo l'ostia nella mano sarà introdotta
nelle nostre chiese a partire dalla domenica prima dell'Avvento, 3 dicembre
1989, al fine di consentire la summenzionata previa catechesi.
Roma, 19 luglio 1989.
Già nel 1980, in diverse chiese, era in uso dare la particola nella mano e si
diceva che lo scopo era quello di avvicinare di più i fedeli a Gesù.
Ma allora non c'era nessuna disposizione ufficiale da parte della C.E.I.
Questo lo dico per dovere di cronaca, anche se qualcun altro si ricorderà che la
disposizione ufficiale del 1989 di fatto era già stata attuata da qualche
sacerdote progressista in evidente disubbidienza alla Chiesa di Roma.
Questa considerazione, trova riscontro in una lettera aperta scritta da un
sacerdote che si rifiuta di dare la Comunione disponendo la particola nella mano
dei fedeli ma ne parleremo più avanti.
Immaginiamo ora una ipotetica intervista con uno specialista liturgico «serio»,
e proviamo a fare delle domande
.
D - Qual è il senso di questa novità liturgica?
R - La Chiesa permette ora di ricevere la Comunione anche sulla mano,
però non comanda affatto, non obbliga, non impone un dovere, non vincola
nessuno.
I fedeli sono liberi di ricevere la comunione sulla lingua o sulla mano.
Nel caso in cui il sacerdote, ribelle alla disposizione della Chiesa che vuole
che l'attuale modo di distribuire la comunione sulla lingua debba essere
conservato, imponesse la comunione sulla mano, i fedeli, senza lasciarsi
intimidire da nessuno, potranno benissimo opporre un garbato ma fermo rifiuto,
dando così prova di consapevolezza e fortezza cristiana.
D - Alcuni dicono che nei primi tempi della Chiesa la Comunione si dava
sulla mano.
È vero?
R - Nei primi tempi del cristianesimo c'era l'uso di dare la comunione
sulle mani perché, a causa delle frequenti persecuzioni contro i cristiani, la
Chiesa si trovò nella necessità di permettere ai fedeli non solo di ricevere la
comunione sulla mano, ma di portarla e conservarla a casa, affinché, in caso di
pericolo imminente, di arresto improvviso, potessero comunicarsi per ricevere da
Gesù Eucaristico la forza di affrontare anche il martirio.
Cessate le persecuzioni, l'uso di ricevere la comunione sulla mano non durò a
lungo perché gli inconvenienti, le irriverenze e le profanazioni di Gesù
Eucaristico furono tanti e tali da indurre la Chiesa a introdurre l'uso di dare
la comunione sulla lingua.
Nel quarto secolo, infatti, la comunione sulle mani era considerata una pratica
eccezionale permessa soltanto in circostanze speciali.
San Basilio, vescovo di Cesarea (370-379), dice chiaramente che il potere di
ricevere la comunione nella mano è permesso solo in tempo di persecuzione o,
come accadde con i monaci del deserto, quando ad amministrarla non c'è nessun
sacerdote o diacono.
All'inizio del V secolo il Papa San Leone Magno (440-461) afferma che il
ricevere la comunione sulla lingua è un uso corrente.
Poi nel Sinodo di Rouen (650) fu dichiarato di non potersi più dare la comunione
nella mano e venne decretato di darla esclusivamente sulla lingua.
D - Dal Vangelo di San Matteo (26, 26), si legge: «Or mentre essi
mangiavano, avendo Egli preso del pane, lo spezzò e, dandolo ai discepoli,
disse: “Prendete e mangiate questo è il mio corpo”, sembra di poter dedurre che
anche i semplici fedeli possono prendere la Comunione nella mano
Non le pare?
R - No, perché nell'ultima cena gli apostoli, quando presero nelle loro
mani il pane offerto loro da Gesù, erano già sacerdoti, poiché consacrati pochi
istanti prima da Cristo con le parole: «fate questo in memoria di me» (Lc. 22,
I9).
Cessate, come abbiamo già detto, le persecuzioni dei primi secoli, la Chiesa
riservò l'amministrazione della comunione ai soli sacerdoti. San Tommaso d
Acquino, il grande teologo della chiesa, dice: «Il corpo di Cristo appartiene ai
sacerdoti... esso non sia toccato da nessuno che non sia consacrato, nessun
altra persona ha il diritto di toccarlo, eccetto in casi d'estrema necessità».
Il Concilio di Trento dichiara: «L'uso che solo il sacerdote dia la comunione
con le sue mani consacrate è tradizione apostolica».
D - Certuni dicono che il ritorno all'uso liturgico dei primi tempi della
Chiesa è una cosa lodevolissima, è un grande progresso.
È vero questo?
R - No, il Papa Pio XII, nell'enciclica «Mediator Dei», diceva a coloro
che si sforzavano di ripristinare certe cerimonie e riti antichi: «Un antico uso
non è, a motivo della sua antichità, il migliore sia in se stesso, sia in
relazione ai tempi posteriori».
Il ritorno quindi (in materia di disciplina liturgica) alle origini della Chiesa
è essenzialmente antistorico, perché equivale non ad un progresso, ma a un
anacronistico regresso.
Sarebbe, per esempio, un progresso se noi, abituati allo sfarzo della moderna
illuminazione elettrica che inonda di luce le nostre vie, ecc..., volessimo
ritornare ai tempi antichi quando, per avere un po' di luce, si doveva ricorrere
alle torce, alle candele, alle lucerne a olio o a petrolio?
No certamente, perché questo sarebbe un assurdo regresso.
Così il ritorno all'uso primitivo della Comunione nella mano non è un progresso,
ma un doloroso regresso.
Il suo uso infatti mostrò, a quei tempi, abbastanza chiaramente tutti gli
inconvenienti che si verificavano allora e gli scritti dei padri della chiesa
stanno ad attestarlo.
Per questo la Chiesa, appena trovò il modo migliore della Comunione sulla
lingua, abolì completamente l'antico uso della Comunione sulla mano.
D - Perché allora il ritorno all'antico uso viene esaltato da tanti?
R - Il ritorno all'antico uso della Comunione sulla mano è in realtà una
delle tante bandiere di comodo sventolate dai modernisti odierni.
Verrebbe da domandare loro: voi esaltate tanto la Comunione sulla mano come un
glorioso ritorno all'antico e perché allora non esaltate il ripristino
dell'antico digiuno eucaristico (dalla mezzanotte al momento della comunione)?
Perché non esaltate il ripristino della veste sacerdotale, voluta e tante volte
raccomandata dal Papa.?
Non lo fate perché non vi conviene!
Voi che in campo liturgico esaltate il ritorno all'antico, perché in campo
dottrinale (dogma, morale ecc...) non siete più per l'antico ma per il nuovo con
la scusa che i tempi sono cambiati?
Perciò il ritorno all'antico uso della Comunione sulla mano è una dolorosa
retrocessione dal meglio al peggio; forse è mancanza di fede nella presenza
reale di Cristo nell'Eucaristia; forse è diabolica volontà di esporre l'ostia
santa a irriverenze e profanazioni!
D - Ma allora come mai, dopo più di mille anni, la Comunione nella mano è
stata di nuovo permessa?
R - Dopo il Concilio Vaticano II, la Comunione nella mano è stato un
deplorevole abuso introdotto in alcune nazioni nordiche influenzate dal
protestantesimo e tale abuso è serpeggiato purtroppo qua e là anche in Italia.
Dapprima Papa Paolo VI oppose un secco rifiuto, raccomandando energicamente di
restare fermi al modo tradizionale di ricevere la Comunione sulla lingua ed
elenca, fra i motivi della sua contrarietà:
l ) - la Comunione sulla lingua previene molto più efficacemente
il pericolo delle profanazioni e della caduta dei frammenti;
2) - il timore che la Comunione data sulla mano avrebbe illanguidito la fede e
il fervore eucaristico del popolo;
3) - si sarebbe prestata a un traviamento del profondo significato del dogma
secondo teorie ereticali serpeggianti fin d'allora.
Per tutti questi motivi Papa Paolo VI, mentre da una parte esortava con veemenza
a restare fedeli alla Comunione sulla lingua, dall'altra parte consultava
l'episcopato universale.
I vescovi, a stragrande maggioranza, si pronunziavano a favore della Comunione
sulla lingua.
In seguito (non sappiamo per quale tenebroso mistero) Paolo VI, il 28 maggio
1969, con l'istruzione «memoriale domini» concedeva il permesso della Comunione
nella mano soltanto nel caso che la maggioranza dei due terzi di ciascuna
conferenza episcopale avesse insistito.
La conferenza episcopale italiana, dopo aver stentato per vent'anni, ha
raggiunto la maggioranza prescritta nel maggio del 1989 e così anche in Italia è
stato concesso il permesso della Comunione sulla mano.
D - Taluni dicono che la Comunione sulla lingua non è conveniente per motivi
d'igiene, evitando al sacerdote l'occasione di toccare la lingua dei fedeli e
diffondere delle infezioni, come per esempio l'odierna Aids.
R - Premesso che l'Aids non si trasmette con la saliva, ma con altri mezzi ben
noti ormai a tutti, si risponde che la preoccupazione dell'igiene è del tutto
pretestuosa, poiché l'inconveniente di toccare la lingua dei fedeli accade molto
raramente.
Infatti tanto il sacerdote quanto i fedeli usano la massima diligenza per
evitarlo.
E se qualche volta si dovesse verificare, il sacerdote può rimediare subito
lavandosi l'estremità delle dita con l'acqua dell'ampollina disponibile
sull'altare.
Proprio per motivo d'igiene, il sacerdote, prima di celebrare la messa, suole
lavarsi le mani, per cui nelle sacrestie c'è sempre un lavandino con acqua
corrente.
Durante la messa, dopo l'offertorio, il sacerdote si lava ancora una volta le
dita.
Quindi il motivo d'igiene non regge affatto.
Invece è proprio con la Comunione nella mano che i fedeli divengono veicolo
d'infezioni contro se stessi.
Le mani infatti che ricevono l'ostia hanno toccato inevitabilmente maniglie e
passanti di case e di negozi; hanno toccato sostegni di autobus; hanno
maneggiato denaro carico di milioni di microbi; hanno stretto la mano di
conoscenti e dello stesso vicino di banco nel dargli il solito «segno di pace»
ecc... e i bambini, che giuocano e toccano tutto, hanno le mani pulite?
E perché quando ci si comunica sotto le due specie per «intinzione» (cioè
bagnando la particola nel vino consacrato) è prescritto di dare l'ostia soltanto
sulla lingua?
Il motivo d'igiene in questo caso non vale più?
Soltanto l'ipocrisia può suggerire la Comunione nella mano per motivo d'igiene!
D - Qualcuno dice: è poco serio e dignitoso ricevere la Comunione sulla lingua,
facendosi imboccare come un bambino.
R - Questo non è vero, perché l'Eucaristia non è un cibo umano ma un cibo
divino.
La Comunione è la consumazione della vittima divina, Gesù Cristo, immolatosi
misticamente nella Santa Messa, ch'è la rinnovazione del sacrificio della Croce.
L'uomo davanti a Dio non può mai presumere di essere adulto, dovendo invece
sentirsi e comportarsi come un bambino, sempre bisognoso d'essere imboccato,
nella piena consapevolezza della propria assoluta impotenza nel campo
soprannaturale.
D - Quali sono gli inconvenienti più gravi della Comunione sulla mano?
R - Gli inconvenienti principali e più gravi sono: la dispersione dei frammenti
e la profanazione dell'ostia santa.
Dispersione dei frammenti
Alcuni teologi, eretici moderni, insegnano che nei frammenti (particelle, anche
piccolissime, staccatesi dalla particola consacrata) non c'è Cristo.
La Chiesa invece, nel Concilio di Firenze (1437-45) e nel Concilio di Trento
(154565), ha definito infallibilmente che Gesù Cristo è tutto presente tanto nei
frammenti, quanto nell'Ostia intera
È assolutamente arbitrario, come vorrebbero gli eretici moderni, precisare la
grandezza del frammento, a cui accennano i due Concili, perché vi sia la
presenza di Cristo.
L'unico criterio pratico è quello fondato sulla facoltà visiva d'ogni individuo
normale.
È innegabile infatti che finché un frammento è umanamente visibile, anche se di
grandezza minima, in esso sussistono tutte le proprietà della sostanza specifica
del pane, indicativa certamente della reale presenza di Cristo.
L'oro, anche se ridotto a un granellino appena visibile, resta oro, non cambia
natura diventando per esempio ferro.
Perciò è falso quanto dicono gli eretici moderni che «nessuno chiama più pane un
pezzetto macinato e ridotto in polvere».
Il pane, anche ridotto in polvere, resta sempre pane, come il «pan-grattato» che
ogni casalinga usa per condire le vivande, così come usa lo zucchero, il caffè,
il sale, il pepe, polverizzati a tal punto da risultare appena palpabili, perché
nessuna delle loro quasi microscopiche particelle perde la sua natura.
Quindi è chiaro che la natura di una sostanza è tutta in tutte le parti delle
dimensioni che la contengono.
Così, per esempio, in tutte le parti dell'aria c'è la natura dell'aria; in tutte
le parti anche minime di un pane c'è la sostanza del pane.
Per questo, fin dai primi tempi della Chiesa, uno dei più angosciosi motivi di
trepidazione era la caduta a terra dei frammenti.
Per esempio Tertulliano (160-222) dice: «Soffriamo quando per disgrazia succede
che qualcosa del calice o del pane consacrato ci cade a terra». E Sant'Ippolito
(II-III sec.) raccomanda: «Ciascuno stia attento che qualche frammento non abbia
a cadere a terra e perdersi, perché è il corpo di Cristo». San Cirillo dì
Gerusalemme (316-386) raccomanda: «Nessuna particella del pane consacrato vada
perduta perché molto più preziosa dell'oro e delle gemme»
Perciò anche nei frammenti più piccoli c'è realmente presente Gesù Cristo.
Per questo motivo si usa il piattino sotto il mento dei fedeli che ricevono la
Comunione sulla lingua, affinché nessun frammento cada per terra.
Ora se con la Comunione sulla lingua, nonostante queste precauzioni, qualche
piccolo frammento cade sul piattello, da dove il Sacerdote lo fa cadere nel
calice per sumerlo, con la Comunione sulla mano chi potrà frenare la caduta dei
frammenti sul pavimento della Chiesa, dove verranno calpestati dai passanti?
Che questi frammenti siano grandi o minimi, che siano tanti o pochi, non cambia
la sostanza del problema e cioè la sistematica profanazione del Corpo di Cristo.
Profanazione dell'Ostia consacrata
La Comunione sulla mano corrisponde a un preciso piano predisposto dai nemici di
Cristo e della sua Chiesa.
Il periodico francese «Vers demain» rivelando, nel 1970, un piano massonico,
dava la seguente informazione: “Esistono tre fasi del piano massonico:
1) si deve riuscire con tutti i mezzi a far sì che nella Chiesa Cattolica si
riceva la Santa Comunione in piedi;
2) si deve arrivare a fare in modo che l'Ostia sia data in mano ai comunicandi,
per far sparire lentamente la fede e la devozione ed arrivare, così, all'ultima
tappa;
3) i credenti in tal modo vengono portati a credere che l'Eucaristia sia solo un
pezzo di pane, un simbolo della Cena e, in definitiva, un simbolo della comune
fratellanza mondiale» (cfr. rivista Chiesa viva - novembre 1971).”
Con la Comunione sulla mano si va incontro a ogni sorta di abusi e di
profanazioni.
Già dall'autunno del 1969 (da quando cioè si cominciò a concedere il permesso
della Comunione sulla mano) i sacrilegi cominciarono a moltiplicarsi.
Qualche esempio, tra i tanti, documentati e riportati dalla menzionata rivista
Chiesa viva - novembre 1971: “In una trattoria, un giovane tagliuzzò un'Ostia
con un paio di forbici, per constatare se ne uscisse del sangue, e poi la gettò
nel gabinetto”.
Novembre 1969 - Togenburg - San Gallo. “Il parroco H. di S.B. ha confermato che
un bambino aveva portato a casa un'Ostia e l'aveva data da mangiare al cane”.
“In Olanda, degli scolari avevano una fiorente raccolta di Ostie consacrate, che
erano state ricevute abusivamente per mezzo della Comunione in mano.
Esse furono raccolte e inchiodate, come farfalle, ad una parete.
In questo modo se ne trovarono circa duecento.”
Sono fatti documentati e, chi volesse accertarsene, confronti la summenzionata
rivista.
A queste testimonianze certe se ne potrebbero aggiungere innumerevoli altre,
relativamente ai dieci anni intercorsi tra il 1970 e il 1980, quando cioè Papa
Giovanni Paolo II lanciò un grido d'allarme: «Giungono voci su casi di
deplorevoli mancanze di rispetto nei confronti delle Specie eucaristiche...» (Dominicae
Cenae, N. II).
In questi ultimi anni, in alcune Chiese d'Italia, si sono verificati furti
notturni di Ostie consacrate per usarle nelle Messe nere, che di recente stanno
dilagando in modo impressionante.
Con la concessione della Comunione sulla mano, i ladri di particole consacrate
non avranno più bisogno di compiere rischiosi furti notturni, perché le Ostie
consacrate verranno a riceverle tranquillamente in mano dagli stessi Sacerdoti.
I malintenzionati approfittano dalla Comunione sulla mano e, fingendo di
portarsi l'Ostia alla bocca, la fanno abilmente scivolare nella manica, nel
taschino, nel fazzoletto o nella borsa, ecc... e poi vanno a venderla a loschi
fattucchieri per i loro orribili intrugli, oppure ai membri di sette sataniche
per le loro nefande liturgie delle messe nere.
Ciò risulta facilitato dal fatto che il Sacerdote, occupato a distribuire la
Comunione ad altri, non può aspettare, specialmente quando i comunicandi sono
molti, che il fedele, restando alla sua presenza come è prescritto, si porti
l'Ostia in bocca.
Quindi al Sacerdote manca il tempo necessario per osservare dove va a finire
l'Ostia consacrata.
Gli stessi pii fedeli, attenti alla loro comunione, non baderanno a quella degli
altri e quindi i malintenzionati vengono facilitati nell'asportazione
dell'Ostia.
Tutto questo non è frutto di fantasia, ma sono fatti accertati, documentati.
Quel che si è verificato all'estero, si va ripetendo anche in Italia, presa di
mira dai nemici di Cristo quale centro del mondo cattolico.
A Roma le profanazioni si vanno moltiplicando.
Sono state trovate Ostie gettate sui banchi, sui gradini d'ingresso... Non passa
settimana che in San Pietro non si debba rincorrere qualcuno che si porta via
l'Ostia come souvenir...; dopo le grandi Messe solenni celebrate sul sagrato,
sogliono trovarsi, sul selciato della piazza, numerose particole, intere o
frantumate, finite sotto i piedi della folla.
Riportiamo in sintesi quanto segue dalla rivista Il segno del soprannaturale,
febbraio-marzo 1990.
«Succede anche in Italia ciò che è successo e continua a succedere in tante
altre nazioni: ricevere le Ostie consacrate sulla mano, trafugarle e andarle a
vendere a un prezzo che oscilla dalle cinquanta alle centomila lire, ai Centri
massonici che hanno organizzato una fitta rete di raccolta di particole
consacrate per distribuirle ai gruppi satanici, che le adoperano nei riti delle
messe nere».
Non è possibile accennare a quello che si fa in queste messe nere perché, come
ho già accennato nei capitoli precedenti e a tale riguardo, è troppo osceno,
troppo nefando e satanico.
Le Ostie consacrate vengono profanate nel modo più obbrobrioso al canto di inni
a Satana, come per esempio: «Salve vincitore dell'infame Cristo. Onore e gloria
al nostro salvatore Satana».
Tutto questo è un fatto tristissimo che purtroppo avveniva con molta frequenza
in tante diocesi d'Italia già prima che entrasse in vigore il permesso della
Comunione sulla mano.
I sopra accennati centri massonici, che da parecchio tempo hanno organizzato una
fitta rete di raccolta e distribuzione di particole consacrate (rubate o
ricevute sulla mano, perché in certe diocesi italiane è già da anni che si dà la
Comunione sulla mano), sono molti.
Con certezza possiamo fare i nomi dei centri di Catania, Messina, Siracusa,
Reggio Calabria, Taranto, Bari (2 centri), Napoli (5 c.), Roma (26 c.), Firenze
(2 c.), Arezzo (7 e.), Terni (6 c.), Pisa (8 c.), Genova (12 c.), Milano (23
c.), Torino (17 c.), Brescia (15 c.), Verona (32 c.), Bassano del Grappa (14
c.), Vicenza (13 c.), Bologna (4 c.), Ferrara (3 c.), Padova (9 c.), Venezia (4
c.), Pordenone (15 c.), Udine (4 c.), Trieste (12 c.).
Come si vede, è una mappa tristissima!
E non è affatto completa!
E non sono nominati certi paesi di provincia!
Ma è tutta una rete fittissima che aumenta ogni giorno.
I gruppi satanici che praticano i riti delle messe nere, in Italia sono molti.
Nel solo Triveneto operano oltre trecento, sostenuti da circa settecento gruppi
di magia nera e pagati profumatamente dai maestri venerabili di logge
massoniche.
Nelle altre regioni italiane non sono da meno: si pensi alla Lombardia con
centro Varese e Gallarate; al Piemonte con Torino e Pinerolo; alla Liguria con
Genova e Imperia; all'Emilia Romagna con oltre cinquecento gruppi satanici
operanti soprattutto nei paesi poveri dell'Appennino.
Se poi diamo uno sguardo a tutte le altre regioni fino alla Sicilia, bisogna
dire che in Europa l'Italia è divenuta peggiore della Francia, dell'Inghilterra,
della Scozia.
E allora cosa concludere pastoralmente parlando?
E allora quali precauzioni prendere perché il tesoro della Chiesa - Cristo
Eucaristico - resti veramente il tesoro preziosissimo e unico da preservare
dalle tante profanazioni odierne?
E quali precauzioni prendere prima di tutto contro quei sacerdoti, religiosi,
religiose e fedeli fedifraghi che partecipano e collaborano vivamente (con la
Comunione sulla mano) a questo traffico diabolico di profanazione?
Ci pensino bene coloro cui spetta ed hanno la responsabilità.
La smettano di far finta di non credere a tristissime verità quotidiane!
Dopo quanto detto proviamo allora a fare una sintesi e perché preferire sempre
la Comunione sulla lingua..
La Comunione sulla lingua
- È stata, per molti secoli, scelta e adottata dalla Chiesa per evitare gli
inconvenienti verificatisi nei primi tempi del Cristianesimo con la Comunione
sulla mano.
- Evita la caduta a terra e la dispersione dei frammenti, in ciascuno dei quali
c'è Gesù Cristo, come la Chiesa ha definito nel Concilio di Trento.
- Previene efficacemente il pericolo della profanazione dell'Ostia Santa.
- Vivifica la fede nella presenza reale di Gesù nell'Ostia consacrata.
- Rende la distribuzione della Comunione molto facile e sbrigativa.
- Quanto all'igiene dà massima garanzia.
- È la forma che la Chiesa raccomanda perché del tutto conveniente e vuole che
si conservi.
La Comunione sulla mano
- Da tantissimo tempo era stata abolita per i tanti inconvenienti che si
verificavano con essa.
- Favorisce necessariamente la caduta a terra dei frammenti e la loro
dispersione.
- Favorisce e facilita la profanazione dell'Ostia consacrata in tanti modi,
specialmente con le messe nere in onore a Satana.
- Affievolisce e, col tempo, fa scomparire la fede nella reale presenza di Gesù
Cristo nell'Ostia consacrata, riducendola a semplice pane, a semplice simbolo,
figura del corpo di Cristo.
- L'osservanza delle condizioni, imposte dalla C.E.I. per poter ricevere la
Comunione sulla mano, che obbliga tanto i Sacerdoti quanto i fedeli, rende la
distribuzione della Comunione più complicata e molto lunga.
- Quanto all'igiene non dà tanta garanzia.
- È la forma che la Chiesa non comanda, non raccomanda, ma soltanto permette,
dispiace a dirlo, per accontentare il capriccio di certi fedeli nel voler
seguire certe novità nefaste.
Con la concessione del permesso della Comunione sulla mano, c'è il serio
pericolo che la Comunione sulla lingua, del tutto conveniente, come afferma la
Chiesa, a poco a poco andrà in disuso. Già si sa di un Vescovo del nord Italia,
il quale ha invitato i suoi preti a dare a tutti i fedeli la Comunione soltanto
sulla mano per evitare confusioni.
E a Roma?
Tanti parroci e Sacerdoti, ribelli alle disposizioni della Chiesa, impongono ai
fedeli la Comunione sulla mano.
Un esempio: la rivista Il sabato del 13 gennaio 1990, a pag. 4, riporta un
articolo di una persona che si sottoscrive: «Vorrei segnalare un episodio
increscioso verificatosi nella mia parrocchia - San Clemente ai Prati Fiscali a
Roma - il 3 dicembre scorso. Al momento della comunione dei fedeli una signora
si presenta di fronte al parroco aprendo la bocca e cercando di ricevere l'Ostia
sulla lingua.
Ha fatto così per tutta la vita e, pur informata dei cambiamenti introdotti
dalla C.E.I, non se la sente di ricevere l'Eucaristia nelle mani.
Il parroco, innervosito, la redarguisce pesantemente imponendole di aprire le
mani e di sottostare al nuovo rito.
La signora, sia pur a malincuore, cede.
Nella fila io vengo dietro di lei.
Chiedo anch'io di avere l'Ostia sulla lingua perché il nuovo modo di ricevere la
Comunione non è obbligatorio ma facoltativo.
Il sacerdote allora mi mostra con disprezzo ai fedeli vicini e mi intima: "Apra
le mani".
Infine, data la mia insistenza, mi mette l'Ostia in bocca con un gesto violento,
continuando a rimproverarmi.
Brevissimo commento: questo episodio di "leninismo ecclesiastico" non è isolato,
purtroppo... a qualcuno è stato dato del preconciliare e lefevriano, non solo
perché riceve la Santa Comunione sulla lingua, ma anche perché s'inginocchia
durante la Consacrazione e per ricevere, alla fine della Messa, la benedizione
che Dio dà attraverso il sacerdote!»
Ancora a Roma: - Una signora domanda al parroco come si regolerà nel fare la
Prima Comunione ai fanciulli.
Il sacerdote risponde subito che, impaurendoli con lo spauracchio di contrarre
1'Aids con la saliva, farà loro la comunione sulle mani.
Di conseguenza avverrà in breve tempo che chi vorrebbe ricevere l'Ostia sulla
lingua si vedrà discriminato come arretrato e tradizionalista, perciò si
adatterà anche lui all'uso della Comunione sulla mano.
Ed allora, contrariamente alla volontà della Chiesa, resterà in uso un solo modo
di distribuzione dell'Eucaristia: il peggiore, violando così la libertà di chi,
per ottime ragioni, vorrebbe continuare a ricevere l'Ostia Santa sulla lingua,
ma che non avrà il coraggio di chiederlo per non apparire ridicolo e superato.
Ed allora i buoni cristiani, per non cadere in tanta calamità e per non
collaborare alla moltiplicazione dei gravi inconvenienti accennati -
specialmente la caduta a terra dei frammenti, la profanazione dell'Ostia Santa e
il progressivo affievolimento e perdita della fede nella presenza reale di Gesù
Eucaristico - devono preferire sempre e con coraggio la Comunione sulla lingua.
Termino questo argomento ricordando a tutti ciò che si legge al n. 237 su
«Principi e norme per l'uso del Messale Romano»:
«Ogni volta che qualche frammento di Ostia rimane attaccato alle dita,
soprattutto dopo la frazione o dopo la comunione dei fedeli, il sacerdote
asperge le dita sulla patena, oppure, se necessario, lava le dita stesse.
Così pure raccoglie eventuali frammenti fuori della patena».
E i fedeli?
Dove finiranno i frammenti che restano sulle loro dita?
Ciascuno esamini se stesso e in coscienza... agisca!!!
In Cristo mio Re
Devis Dazzani